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Visualizzazione dei post da aprile, 2010

Piccole donne crescono

Dalla loro postazione privilegiata di osservatrici, le supermamme che aspettano dalla parrucchiera mentre lavano e tagliano i capelli alle proprie figlie si trovano in bilico tra passato e futuro. In un presente che è difficile da interpretare. Osservano quel profilo rilassato mentre la ragazza sciacqua le ciocche morbide, musetto di topolino identico a quello che per primo era stato immortalato in bianco e nero a contrasto in quell’ecografia. E chi se lo immaginava proprio così? Bello, morbido e levigato, da ripassare mille e mille volte con lo sguardo o con un dito (e chissà quale essere maschile per primo lo sfiorerà…) Mentre le forbici lasciano cadere a terra fiocchi di pelo, avvolte nel mantello le bambine si guardano allo specchio, già piccole donne consapevoli che quello è un loro momento di relax, noia e vanità. E le supermamme annusano l’aria che è intrisa di un futuro quasi presente, di cambiamenti imminenti nel corpo e nel carattere, di sguardi un po’ più maliziosi o scontro

Nido vuoto

“Nido vuoto” è il titolo di uno dei bellissimi romanzi gialli della scrittrice catalana Alicia Gimenez Bartlett che dà vita alla figura dell’ispettrice di polizia Pedra Delicado la quale, pur talvolta cinica e non supermamma, piace tanto alle supermamme per le sue capacità e le sue riflessioni tra le pagine delle indagini. Nido vuoto è la sindrome in mezzo alla quale si trovano le supermamme e i loro compagni quando i cuccioli, ormai svezzati da lungo tempo, prendono le loro strade, si sposano, si trasferiscono, studiano lontano. E le stanze della casa sembrano così vuote e ordinate. Nido vuoto è il desiderio incolmato di una donna di diventare mamma, il non sentirsi capace di procreare, il percepirsi diverse e macchiate da colpa, la sofferenza profonda celata da un sorriso alla domanda “E voi? Quando ci darete un erede?”. Nido vuoto è quel grembo che ha generato e dato la vita, ma che poi è stato privato di quella culla necessaria perché ciò avvenga ancora. E’ la fine di sofferenza e

Sogni

Ogni sera prima di andare a dormire tutte le supermamme del mondo passano dai lettini, le culle, le amache, le stuoie dei loro cuccioli per spiarne i sogni. E’ un rito che si ripete e che tranquillizza gli animi, le fa sentire grandi e piccine al tempo stesso. Entrando nelle loro camere l’odore del sonno dei cuccioli è quasi inebriante, misto di borotalco, infanzia, leggero sudore, capelli appiccicati alla fronte, mentolo e timo sul petto, camomilla, sciroppo… E’ un odore buono diverso da cucciolo in cucciolo, si conserva e si modifica con l’età. A volte i cuccioli non si accorgono della presenza delle supermamme e continuano come sassi immobili, altre volte emettono un sospiro, si girano, aprono gli occhi sonnambuli, digrignano i denti. Le loro espressioni rilassate sono uguali a quando erano appena usciti dal guscio, la stessa connessione con un mondo lontano e perfetto, incapace di male e sofferenza, con le mani appoggiate delicatamente che a sfiorarle sono petali delicati. Una care

Sole

La supermamma per definizione porta pesi e sopporta. Lo fa con amore, con dedizione, pazienza, a volte con stanchezza e inquietudine. Ma alcune supermamme si trovano a dover portare un peso che non avevano messo in conto. Succede quando si trovano sole, abbandonate, ferite, lasciate. Non si sa perché di punto in bianco loro non vanno più bene e vengono scartate, le responsabilità individuali vengono rinfacciate all’infinito, al dialogo e alla costruzione si è preferita la rinuncia, qualcun’altra è magari pronta a rimpiazzarle. E si trovano sole. Ma supermamme. La ricostruzione diventa paradossalmente più difficile perché non devono leccare solo le proprie ferite ma pensare alla salvaguardia dei loro cuccioli. Da proteggere e accudire se sono cuccioli cuccioli, da sostenere e far crescere se stanno entrando nella fase difficile di cambiamento che già destabilizza tutti, genitori e figli. Devono provvedere da sole alla ricerca di cibo, sostentamento e salute, devono pensare da sole a cos

...davvero supermamme?

Una cosa a cui le supermamme non riescono a credere è che i loro mariti, i loro compagni, i padri dei loro figli, abbiano avuto una supermamma. Madre sì, supermamma no. Non possono essere supermamme quelle donne che non hanno insegnato a raccogliere mutande, calze, magliette sporche dal pavimento, che li hanno serviti con primo secondo due contorni e dolce ad ogni sacro desco. E neppure quelle che hanno permesso ai propri bambini di crescere senza coccole e baci ma con un grande senso del dovere. E neppure quelle che entrano con le proprie chiavi facendo una “sorpresa” ai nuovi sposi. E neanche quelle che ti dicono di aver incastrato con arti maliarde i propri figli. E che dire di quelle che trovando una lettera (d’amore) indirizzata ai propri “bambini” la leggono e la commentano a tavola la domenica? Per non parlare poi di quelle che non si accorgono di niente che non le riguardi. Eppure anche quelle mamme hanno sofferto di nausea, hanno sperato di avere un figlio sano, hanno desidera

Binari paralleli

Le donne non ancora supermamme spesso non capiscono il turbinio di eventi-emozioni-organizzazioni-mancanza di sé che caratterizza le vite delle loro colleghe femmine che hanno già figliato. Sull’argomento si potrebbero aprire dissidi, contrasti, rivendicazioni. Spesso sia per le une che per le altre si covano desideri più o meno celati e il dialogo talvolta può diventare difficile se non impossibile. Anche le donne in attesa del primo cucciolo si tuffano ancora (non con il pensiero del tutto libero, però!) in aperitivi, gite dell’ultimo minuto, shopping senza freni, considerazioni esistenziali entusiasticamente possibiliste sulla loro vita futura: “in fondo con un bambino piccolo puoi fare praticamente tutto”! Salvo poi capire o semplicemente sentire che tutto, tuttissimo, è cambiato un secondo dopo aver sentito quel vagito. Ma le donne non ancora supermamme si aggirano indaffarate nella loro esistenza, preoccupate di incastrare i loro mille impegni, lamentandosi perché la loro vita è

Ospedale

Alcuni pagliacci dottori si aggirano per la corsia ma le supermamme pensano che proprio alla fine di quella settimana in cui si sentono stanche e provate per il lavoro e tutto il resto non vorrebbero vivere quel momento, non vorrebbero essere lì, a fianco di quel letto mobile con la loro creaturina vestita da gnomo verde con strani calzari e gli occhi smarriti. Gli stessi occhi loro che però stasera hanno indossato quelli della rassicurazione e della tranquillità e il sorriso del coraggio. Ma sanno bene che mezz’ora, prima quando erano corse a casa in fretta per prendere pigiama e necessario – non si era mica calcolato quell’imprevisto per stasera, anzi veniva la baby sitter per il cinema – non capivano più niente della loro casa e la lucidità e la freddezza non esistevano più. Mosse affrettate automatiche senza pensieri. E fuori da quella porta dove addormentate senza di loro i cuccioli freddamente vengono violati nella loro perfezione, anche se l’anestesista li teneva per mano, sono

triduo pasquale

Le supermamme in questi giorni di "triduo" sentono riaffiorare dentro di loro immagini e sensazioni sopite in angoli lontani della memoria. Riaffiora il primo giorno di vacanza, il giovedì, a gironzolare tra prato- strada- garage finchè la giornata ormai più lunga portava le ombre del crepuscolo e il fresco, mentre i propri genitori erano impegnati a travasare il vino nelle bottiglie succhiando da quella cannuccia. Il venerdì le supermamme stavano al sole del pomeriggio a giocare (e che altro sennò) ma si ricordano che alle tre in punto pensavano a nostro Signore in croce, con una strana sensazione che quel tepore e quella gioia dentro stridessero con il temporale e il cielo scuro che caratterizzarono quel giorno in cui ora trasmettevano solo musica classica. E il sabato, poi, spesso radioso di luce, da assaporare ancor più che il giorno di Pasqua stesso, si concludeva sempre con il rito di pittura delle uova, in cucina. Uova da rompere il giorno dopo in una battaglia famigli

Mani intrecciate

Per le supermamme che si spostano tra i ghiacci, le savane, i boschi, le mangrovie lungo i propri percorsi, viaggiare con i propri cuccioli è motivo di gioia, orgoglio e piacere. Sentimenti uniti, a volte, a rimpianti, noia e fastidio. Infatti durante gite fuori porta, viaggi e viaggetti le supermamme possono arrivare a rimpiangere i ritmi e le mete di quando morose o giovani spose (si può esserlo anche fino ai 40 se non si ha ancora partorito…) girovagavano alla ricerca di angolini culturali, romantici, con giornate stakanoviste alternate a lunghe soste contemplative. Possono arrivare ad annoiarsi (ma non poi tanto!)davanti all’ennesima “Città del sole”, alle infinite corse tra le colonne di un monumento, agli “aspetta ancora un attimo”, agli sbuffi e uffa per qualche bocconcino di cultura di troppo. Possono arrivare ad indispettirsi quando facendo notare le perle e il pizzo della Madonna di Filippo Lippi (a proposito: che ritratto di supermamma con quel bambino teneramente avvinghiat