In una intensa poesia Turoldo si rivolgeva a Dio e gli diceva che Lui non sapeva molte cose, di quelle che succedono quaggiù, di quelle da uomini e donne normali, che ogni giorno hanno a che fare con la vita e tutto quello che ciò vuol dire. Tu non sai molte cose, concludeva il frate affidandosi comunque al suo creatore e riconoscendolo come interlocutore. Così ugualmente le supermamme a volte rivolgono il loro sguardo in alto e nella loro ignoranza delle cose del Cielo gli dicono “Tu non sai”. Tu non sai il movimento impercettibile di una farfalla dentro di sé, l’ansia che tutto vada bene, i calci più tardi che tolgono il sonno. Non sai il perdere il sonno, e non capire più niente al mattino e desiderare essere sole per una notte intera. Tu non sai la sofferenza di vedere tuo figlio soffrire, o perdersi, o allontanarsi, e non potere fare niente. Non sai la bellezza di manine e braccia e sorrisi, né la voglia mista a paura che i tuoi figli crescano. E neppure sai come crescono in fret...
...sono quelli di tutte le supermamme, quelli che per ultimi si fermano in tutte le case del mondo.