Non si accorgono di superare quel sottile crinale se non un attimo dopo. Fino al secondo prima qualche avvisaglia, ma non consapevolezza. E poi in un lampo capiscono.
Che prima li tenevano al caldo in braccio davanti alla finestra, indicando sull'albero il merlo infreddolito o il pettirosso con le piume gonfie; ora li guardano carichi di libri sfrecciare in bicicletta, nello stesso freddo inverno e con il merlo (lo stesso?) appollaiato sul ramo.
Che prima insegnavano loro ogni cosa, dai fondamentali della vita, alle teorie più sofisticate; ora li cercano per farsi spiegare chi è quel personaggio, per far funzionare un aggeggio, perché usano meglio il power point, per un consiglio sul trucco o il look ("no, mamma, così sembri troppo giovane/vecchia...").
Che prima li scarrozzavano in giro per il mondo con quel senso di responsabilità della mamma felina che li proteggeva da tutto e tutti; ora se li portano in giro per compagnia, per non viaggiare sole, per sentirsi loro stesse un po' protette.
Che prima dovevano correre come le elfe di Babbo Natale pensando ai mille intrecci di regali-persone- persone- regali, nascondendo in ogni anfratto della casa pacchetti, disponendo notturne campanelle che avvisassero intrusioni nel rito dell'impacchettamento; ora hanno tanti aiutanti di Babbo Natale che corrono insieme a loro, consigliano, impacchettano.
Quando le supermamme capiscono ciò, ovvero di aver superato quell'impercettibile crinale, restano sconcertate, come se non stesse capitando a loro. Ma poi si guardano dall'esterno, con i loro figli accanto, possibilmente non in una fase di ribellione adolescenziale acuta; e si sentono rincuorate e riscaldate da quella nuova varietà di compagnia che c'era e non c'era. E che, sperano con tutto il cuore, ci sarà sempre, forse dopo aver superato altri sottili crinali.
Che prima li tenevano al caldo in braccio davanti alla finestra, indicando sull'albero il merlo infreddolito o il pettirosso con le piume gonfie; ora li guardano carichi di libri sfrecciare in bicicletta, nello stesso freddo inverno e con il merlo (lo stesso?) appollaiato sul ramo.
Che prima insegnavano loro ogni cosa, dai fondamentali della vita, alle teorie più sofisticate; ora li cercano per farsi spiegare chi è quel personaggio, per far funzionare un aggeggio, perché usano meglio il power point, per un consiglio sul trucco o il look ("no, mamma, così sembri troppo giovane/vecchia...").
Che prima li scarrozzavano in giro per il mondo con quel senso di responsabilità della mamma felina che li proteggeva da tutto e tutti; ora se li portano in giro per compagnia, per non viaggiare sole, per sentirsi loro stesse un po' protette.
Che prima dovevano correre come le elfe di Babbo Natale pensando ai mille intrecci di regali-persone- persone- regali, nascondendo in ogni anfratto della casa pacchetti, disponendo notturne campanelle che avvisassero intrusioni nel rito dell'impacchettamento; ora hanno tanti aiutanti di Babbo Natale che corrono insieme a loro, consigliano, impacchettano.
Quando le supermamme capiscono ciò, ovvero di aver superato quell'impercettibile crinale, restano sconcertate, come se non stesse capitando a loro. Ma poi si guardano dall'esterno, con i loro figli accanto, possibilmente non in una fase di ribellione adolescenziale acuta; e si sentono rincuorate e riscaldate da quella nuova varietà di compagnia che c'era e non c'era. E che, sperano con tutto il cuore, ci sarà sempre, forse dopo aver superato altri sottili crinali.
Una descrizione dolcissima e che solo una supermamma può fare
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