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traumi e vita

le supermamme a volte si trovano in un uragano di paura e dolore, il loro corpo le tradisce e sono costrette a stare lontano da casa per farsi curare. capiscono che la loro vita è preziosa ma sanno di essere un puntino in mezzo all’universo e si affidano al destino. in ospedale lontano dai loro cuccioli sono aiutate dalle loro supermamme ad accudirli e sanno che sono al sicuro ma piangono perché ne hanno nostalgia e hanno paura che anche i loro piccoli ne soffrano perché è quella che sentono, forte. E vorrebbero annusare il loro odore, i loro capelli, sentire le loro guance morbide per tutta la notte, invece di essere in preda agli incubi che il trauma riporta. E pregano che anche senza di loro i cuccioli crescano e trovino la felicità.

Anche quando tornano a casa dopo l’ospedale, e devono stare ferme a riposo (le supermamme non concepiscono la parola riposo e questo stato pur necessario risulta forzato e costrittivo), non desiderano altro che essere presenti e accudiscono i loro piccoli, anche stando sdraiate, seguendoli nei compiti, organizzando le loro giornate, sognando e progettando insieme a loro. I cuccioli spesso le commuovono soprattutto quando se ne escono con “avevo voglia di sentire il profumo del tuo rossetto” o “ma oggi ti sei vestita mamma, che bello”. Allora capiscono quanto preziosa è la normalità e si chiedono se davvero si debba passare attraverso il fuoco della paura per riuscire a capirlo. Le supermamme che passano attraverso questo cerchio di fuoco sperano di non dovere vivere mai più quell’esperienza e sperano di essere in grado per sempre di ricordarsi di vivere ogni istante con la ricchezza e la profondità che lo caratterizza. Così come sentono di aver capito.

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Esco dal mazzo delle supermamme e dei loro pensieri e prendo la parola. Da sei anni provo a raccontare me stessa e le altre come me attraverso questo blog. Voleva essere una specie di trattato “ de supermammibus ” una carrellata di ritratti, atteggiamenti, manie, paranoie, pensieri ed emozioni propri a chi fa il mestiere, difficile, sorprendente e meraviglioso, della mamma (che poi si intreccia a quello della figlia, della donna, della famiglia, di chi vive). Non so se ci sono riuscita, non so se, invece che parlare di noi , ho parlato solo di me ; non so se il mio punto di vista sulla vita abbia poi interessato qualcuno. Non sono riuscita a trasformare il blog in uno scambio di idee e, se da un lato questo confronto mi faceva paura, alla fine un riscontro mi è mancato. Il marketing pro domo mea (inglese + latino, che sfoggio!) non mi è mai riuscito: magari ho trovato casa, fidanzato, lavoro alle amiche e poi non ho avuto il coraggio di prendere il bidet nuovo per me. Credo sia una

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Le foto sono tremende. Hanno un potere enorme: fissano attimi e te li sbattono inaspettatamente in faccia investendoti di ondate di nostalgia o commozione o di senso-del-tempo-che-passa (e troppo in fretta). Qualcuno è puntualmente ritratto mentre mangia, con la bocca piena e storta, qualcun altro in pose poco credibili, qualcun altro fa invidia a tutti per la sua fotogenicità, ad altri ancora viene messo in evidenza il nasone o il ciuffo storto, o le occhiaie troppo marcate. Spesso non ci si piace e quello che voleva essere un bel ricordo diviene spesso occasione per rimbrotti o risate collettive. Nelle case di tutte le supermamme girano foto di ogni tipo: chi le classifica ordinandole cronologicamente commentando ogni immagine; chi le tiene alla rinfusa in scatole da scarpe, con finta noncuranza; chi le conserva ancora nei vecchi portafoto anni Settanta dai colori arancione o verde sgargiante; chi le digitalizza, le stampa, le ingrandisce, le regala, le riproduce periodicamente per

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Una pratica assai diffusa tra le supermamme, un po' per necessità, un po' per attitudine, è quello di ottimizzare. Il tre per due l'hanno inventato loro: nel tempo in cui normalmente le persone normali fanno due cose, loro ne fanno minimo tre. Tralasciando i risvolti negativi riscontrabili in siffatte pratiche, ci si potrà concentrare su un esempio significativo: lavarsi i denti. Mentre spazzolano energicamente denti e gengive prima di coricarsi esse non riescono a stare ferme e minimo minimo controllano lo status di sopracciglia cespugliose, ricrescita o fili bianchi, rughe incipienti. Altre volte si aggirano per il bagno (non è forse da cambiare il rotolo della cart'igienica? non sono forse ancora sparse le mutande dei loro adorati conviventi?); o, se il lavaggio si protrae, addirittura per la casa (spostano oggetti riposizionandoli nella sede esatta, cercano sotto il lavello l'anticalcare per il portaspazzolini, annotano sul post it , con la mano sinistra, quel