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medico di base

Le volte in cui alle supermamme tocca di aspettare nell'anticamera del medico di base, tra il sottile odore di disinfettante a confermare l'idea di pulizia, si accorgono di essere circondate da donne e uomini generalmente più più anziani di loro.
In queste inutili attese utili le supermamme hanno la sensazione di perdere il loro tempo e l'oggetto più osservato da tutti è lo squallido orologio appeso al muro retaggio di qualche casa farmaceutica.
Le situazioni che si presentano alle supermamme si alternano tra il malinconico e il buffo. Spesso il tono di voce delle persone presenti, complice l'incipiente sordità, è talmente alto che il concetto di privacy è molto relativo e l'anticamera diventa un vero e proprio villaggio globale: una signora enumera prodezze e corsi di studi dei suoi otto nipoti, un'altra si siede al tavolo delle riviste per spulciare e commentare ricette culinarie perchè lei "cucina cucina cucina"; un signore giovane (una volta) ostenta sicurezza; un marito ottantenne accompagna dolcemente la moglie con cui ha un'eterna confidenza, con la quale fa qualche risata, alla quale spiega quel che succede e si dice, riferisce i discorsi a lei che non solo non sente bene, ma soprattutto è persa in un mondo che non conosciamo e che non ci appartiene; una signora si apposta tutta bardata sulla sua sedia e incrocia le mani sulla borsa appoggiata sulle ginocchia come una sfinge in attesa.
In quell'illuminazione innaturale con il neon, con la sera che sta calando, le supermamme osservano capelli ingrigiti o resi gialli e stopposi da casalinghe tinture, sguardi segnati, scarpe oropediche, calze contenitive, sorrisi persi nel vuoto e si inquietano pensando se anche loro saranno infine così.

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Esco dal mazzo delle supermamme e dei loro pensieri e prendo la parola. Da sei anni provo a raccontare me stessa e le altre come me attraverso questo blog. Voleva essere una specie di trattato “ de supermammibus ” una carrellata di ritratti, atteggiamenti, manie, paranoie, pensieri ed emozioni propri a chi fa il mestiere, difficile, sorprendente e meraviglioso, della mamma (che poi si intreccia a quello della figlia, della donna, della famiglia, di chi vive). Non so se ci sono riuscita, non so se, invece che parlare di noi , ho parlato solo di me ; non so se il mio punto di vista sulla vita abbia poi interessato qualcuno. Non sono riuscita a trasformare il blog in uno scambio di idee e, se da un lato questo confronto mi faceva paura, alla fine un riscontro mi è mancato. Il marketing pro domo mea (inglese + latino, che sfoggio!) non mi è mai riuscito: magari ho trovato casa, fidanzato, lavoro alle amiche e poi non ho avuto il coraggio di prendere il bidet nuovo per me. Credo sia una

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