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Graffi e soffi

Certe volte le supermamme si sentono sbagliate e si interrogano sull’opportunità di quello che hanno fatto cercandovi potenziali errori. Altre volte invece sanno di aver fatto bene, correttamente, giustamente, ma l’attacco a sorpresa di altre della loro specie, che anziché solidarietà e gratitudine sbattono addosso recriminazioni o stupidità, le costringe a tirare fuori gli artigli, a soffiare forte in segno di pericolo, ad esternare con potenza le proprie ragioni con una grinta e un coraggio che solo le supermamme con una certa esperienza riescono a tirare fuori.
Questo non serve però a farle stare meglio. Anzi, si sentono svuotate, impoverite, tradite. E non tanto perché dubitino della propria buona fede o del proprio operato, ma perché si sentono lontane anni luce da quella specie di mamme, si sentono braccate, costrette, senza mani tese verso di loro. E’ quella parte di umanità che percepiscono così diversa, con la quale sembra impossibile arrivare a qualsiasi tipo di dialogo, di comunicazione, a farle sentire profondamente avvilite, a togliere loro la speranza in una qualsiasi evoluzione della specie che porti ad un miglioramento dell’umanità, a quella che in tanti dicono di cercare, la pace.
Troppi gesti fasulli, troppe parole di troppo, troppi insignificanti falsi valori sembrano circondarle. Ed anche se a sera arrivano messaggi e voci amorevoli di solidarietà da altri esseri simili a loro, ormai l’animo è ferito e non resta altro da fare che leccarsi pazientemente, accovacciate, sperando che passi quel peso dentro.

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