Esco dal mazzo delle supermamme e dei loro pensieri e prendo
la parola.
Da sei anni provo a raccontare me stessa e le altre come me attraverso questo blog. Voleva essere una specie di trattato “de supermammibus” una carrellata di ritratti, atteggiamenti, manie, paranoie, pensieri ed emozioni propri a chi fa il mestiere, difficile, sorprendente e meraviglioso, della mamma (che poi si intreccia a quello della figlia, della donna, della famiglia, di chi vive).
Non so se ci sono riuscita, non so se, invece che parlare di noi, ho parlato solo di me; non so se il mio punto di vista sulla vita abbia poi interessato qualcuno. Non sono riuscita a trasformare il blog in uno scambio di idee e, se da un lato questo confronto mi faceva paura, alla fine un riscontro mi è mancato. Il marketing pro domo mea (inglese + latino, che sfoggio!) non mi è mai riuscito: magari ho trovato casa, fidanzato, lavoro alle amiche e poi non ho avuto il coraggio di prendere il bidet nuovo per me. Credo sia una questione di autostima, in fondo, e non ditemi che ci devo lavorare, perché CI STO LAVORANDO!!!
Di sicuro però questo blog è stata un’esigenza mia e scrivere mi fa bene; talvolta di notte nel sonno emergono dal nulla le idee, le considerazioni; rimangono a volte lì a decantare, altre volte maturano e crescono, si delineano; altre volte ancora esplodono e non riescono a stare lì dentro un attimo ancora.
Il fatto è che ora non credo di continuare con questa avventura per vari motivi:
Da sei anni provo a raccontare me stessa e le altre come me attraverso questo blog. Voleva essere una specie di trattato “de supermammibus” una carrellata di ritratti, atteggiamenti, manie, paranoie, pensieri ed emozioni propri a chi fa il mestiere, difficile, sorprendente e meraviglioso, della mamma (che poi si intreccia a quello della figlia, della donna, della famiglia, di chi vive).
Non so se ci sono riuscita, non so se, invece che parlare di noi, ho parlato solo di me; non so se il mio punto di vista sulla vita abbia poi interessato qualcuno. Non sono riuscita a trasformare il blog in uno scambio di idee e, se da un lato questo confronto mi faceva paura, alla fine un riscontro mi è mancato. Il marketing pro domo mea (inglese + latino, che sfoggio!) non mi è mai riuscito: magari ho trovato casa, fidanzato, lavoro alle amiche e poi non ho avuto il coraggio di prendere il bidet nuovo per me. Credo sia una questione di autostima, in fondo, e non ditemi che ci devo lavorare, perché CI STO LAVORANDO!!!
Di sicuro però questo blog è stata un’esigenza mia e scrivere mi fa bene; talvolta di notte nel sonno emergono dal nulla le idee, le considerazioni; rimangono a volte lì a decantare, altre volte maturano e crescono, si delineano; altre volte ancora esplodono e non riescono a stare lì dentro un attimo ancora.
Il fatto è che ora non credo di continuare con questa avventura per vari motivi:
- Il senso di solitudine della mamma con figli adolescenti rischia di pervadere e caratterizzare troppo le pagine del blog: mai la supermamma toccherà punte di senso di inutilità e smarrimento di identità come in questo periodo adolescenziale.
- Il tenore dei post rischia di essere piuttosto quello di una lamentela per la camera in disordine, le richieste inascoltate, le gioie di vedere le proprie figlie sbocciare in contrasto con la sofferenza della povera mamma incompresa e malinconica che riflette su come è cambiata la sua esistenza in pochi anni e di come rimpianga le epoche passate di cui prima si lamentava.
- In questo momento storico, in cui attraverso i mezzi più disparati tutti vomitano sentenze, per pudore quasi preferisco stare zitta (come scrivevo qui); non è una rinuncia all’espressione del mio pensiero, ma è un’insofferenza per i toni, la prosopopea, le bufale, le cattiverie e la mancanza di pensiero da cui mi sento invasa. Non voglio essere messa nel mucchio di chi ha sempre qualcosa da dire.
- Il mio sguardo sulle cose è il mio e riflette probabilmente quella che sono o che voglio essere. Come dice il titolo, “passi silenziosi”, volevo camminare in punta di piedi ed esprimere il mio pensiero intimo, sincero ma tollerante, silenzioso e non urlato, ironico e salvifico, con una possibilità di scampo. Ora ho come la sensazione che uno sguardo così sia inutile, mi sento poco complice, e, forse per quella mancanza di confronto, non mi sento più di tanto incoraggiata a mostrarlo.
- Chissà se mi butterò su un blog di tipo diverso, magari che parli della scuola (allora sai che davvero tutti avrebbero da dire la loro!), delle difficoltà e dei successi di una insegnante mamma di adolescenti che insegna ad adolescenti (allora sai che goduria!). O magari che provi ad unire la voglia di molti insegnanti di mettersi in gioco e di provare a fare sul serio, creando una community di sperimentazioni, di idee, di rispetto (allora sai che miracolo!) Di certo non mi sento pronta ad affrontare le banalità e la chiusura mentale di molti commentatori professionisti e quindi probabilmente resterà tutto nel cassetto.
E se qualcuna di loro nel tempo mi ha seguita
la ringrazio strizzandole l’occhio …nel tempo ci siamo capite, no?
Grazie, supermarties.. ;)
RispondiEliminaÈ stato bello poter leggere le pagine di questo blog e ritrovare tra quelle parole il volto di un'amica. Dispiace sapere che non continuerai più perché a distanza si aggiunge distanza. Ma resto in attesa di conoscere i tuoi nuovi progetti per poterti seguire ancora. Grazie. ::)
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