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Disfando l'albero

Sicuramente l'ottodicembre o giù di lì le supermamme hanno messo in piedi l'albero, come da tradizione.
E sicuramente il seigennaio o giù di lì le supermamme lo hanno rimpacchettato.
L'hanno messo su per i propri pargoletti infanti, in versione minimal o sopraelevata per evitare lanci di palline o ingestione di finte pignette; oppure l'hanno costruito assieme ai loro figlioli che hanno puntualmente posizionato palline, stelline, cuoricini e angioletti su un unico ramo che avrà fatto pendere inevitabilmente l'ikeizzato abete da un lato; hanno magari pure litigato per il suddetto posizionamento rovinando l'atmosfera che avrebbero voluto natalizia e pacifica; hanno forse lasciato fare ai ragazzi più grandi fidandosi, o quasi, delle loro ormai raggiunte abilità.
Di certo alcune certezze, ciascuna le sue: necessità di musica natalizia di sottofondo durante l'esecuzione; necessità di passare l'aspirapolvere subito dopo, data l'innumerevole quantità di aghetti sparsi qua e là sul pavimento; necessità di lavare le mani super impolverate dallo spostamento di scatole giacenti da un anno in cantina; necessità di luci nuove e possibilmente funzionanti o di una punta più bella e non cadente; sicurezza che ora per un mese almeno quell'albero resterà piantato lì, a ingombrare e a fare compagnia.
Durante la sua permanenza in salotto, in entrata, sotto la finestra o davanti il camino quell'albero le avrà pure fatte riflettere. Stando spaparanzate sul divano si saranno ritrovate a contemplare quel tradizionale e un po' finto manufatto che, aldilà dell'aspetto estetico più o meno riuscito,  sarà sicuramente un simbolo.
Simbolo degli anni che passano e delle cose che restano:  i figli prima non c'erano e ora sono lì a costruirlo con loro; l'albero è lo stesso comprato appena sposati eppure ogni anno si rinnova.
Simbolo delle esperienze fatte e dei cambiamenti avvenuti: molte palline sono dono di amici ora lontani, di persone che non ci sono più, o un ricordo di viaggi in Cina, in Cile o in Perù o semplicemente a Roma; gli orsetti e gli angioletti si sono accumulati di anno in anno come regalini di parenti e conoscenti e le stelline di legno dorate sono state prese forse in Austria a meno dieci quando ancora i bambini erano in pancia, al caldo.
Simbolo delle cose della vita che travolgono e anche della vita che deve andare avanti: certi anni lo spirito per metterlo in piedi quell'abete un po' storto non c'è proprio eppure si cerca sempre di farlo per chi ne ha più bisogno, e le tradizioni fanno anche bene.
Simbolo di quello che erano: costruendolo ritornano bambine e si ricordano degli aghi pungenti dell'abete vero, e del profumo di resina e delle palline di vetro vero tenute appese con i gancetti arricciati che cedevano e facevano cadere in mille taglientissimi pezzi quelle sfere colorate; e del pigiama color pastello con i bordini bianchi, nelle sere di dicembre aspettando Natale; e degli orribili festoni luccicanti che perdevano tutti i filetti.
Simbolo dell'alternarsi delle stagioni: un mese intero è scandito dall'albero ed ora che il suo posto in salotto è vuoto si aspetta la primavera, o il carnevale almeno.
E quindi è tempo che le supermamme mettano sul davanzale qualche bulbo di giacinto o croco: così è tutto troppo spoglio.

Commenti

  1. Quanto è vero! Le tradizioni fanno bene...anche quando non ci sono bambini per casa che con il loro entusiasmo ti fanno ancora credere nella magia del Natale...però l'albero a casa mia non luccica più da diversi anni.
    L'unico albero addobbato è quello della casa che mi ha vista bambina...dove ci sono ancora gli stessi addobbi e dove ritrovo la magia del Natale

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