Quel giorno con i capelli al
vento e al sole di maggio, quando per caso sfiorarono per la prima volta la
mano di quel quasi sconosciuto, e poi le labbra, non sapevano altro che di loro
stesse. E di quello che sognavano, se sapevano davvero sognare.
Non sapevano, se non forse in
fondo al loro cuore, che quello sarebbe stato il loro sposo. Non sapevano che
con lui sarebbero passati in un soffio vent’anni. Che ogni giorno avrebbe
riservato loro tutta quella gamma dei sentimenti e degli eventi e che assieme
sarebbe stato meno duro. Non sapevano però che sarebbe stato anche così duro, ma
neppure così denso, e bello e ricco. Non sapevano di come si sarebbero
complicate la vita con ragionamenti e piccole scaramucce di egoismo e
caparbietà capaci di rovinare le giornate. Non sapevano della generosità e
dell’altruismo del loro compagno di strada.
E neppure di tutte quelle
cartoline che la vita avrebbe spedito loro: le immaginavano piene di cuoricini
e saluti gentili e invece a volte le avrebbero volentieri rispedite al mittente
o stracciate e buttate nel fuoco. A volte infatti parlavano di nuvole di
autunno o primavera e di passi riconosciuti a distanza nel corridoio del
reparto di maternità quando aggrappati alla culla contemplavano il miracolo
dell’esistenza, increduli di esserne co-protagonisti. Altre volte invece quelle
cartoline parlavano di notizie inattese, di sentenze definitive, di cambio
radicale di programmi, e loro non ne erano pronti, si ribellavano alla realtà
provando dapprima a disperare e poi a rialzarsi.
In vent’anni hanno raccolto nel
loro immaginario portafoglio, le ricevute di quei piccoli e grandi oggetti che riscaldano
e riempiono le loro stanze, i fotogrammi scattati per caso che li ritraggono in
luoghi diversi della terra e dell’anima, e tanti bigliettini, promemoria di
mille cose da fare ricordare comprare leggere vedere, o messaggi veloci
appiccicati a un libro, alla testiera del letto, allo specchio in entrata,
comunque lì a dire ci sono, ci siamo, ce la faremo, ti voglio bene, tanto.
E ora quando le mani, o le
labbra, si sfiorano, è come se il tempo si fosse fermato, si sentono
esattamente con il vento e il sole di maggio nei capelli, come vent’anni fa; e capiscono
che questo è certamente una parte consistente del sogno che avevano dentro.
Commenti
Posta un commento