Non ne possono più di uscire dal cinema e sentirsi anormali nella loro normalità.
Che poi tanto normalità non è, fatta di fatica quotidiana, di ricami, di aggiustamenti, di speranze e speranze tradite, di sogni e sogni più o meno realizzati, di metaforici schiaffi in faccia, di quelli che fai fatica a rialzarti, di soddisfazioni e delusioni, progetti andati a monte, ridimensionati, realizzati e tanto altro.
Al cinema invece ti continuano a spiattellare storie di famiglie che incontrano difficoltà (plausibile), hanno momenti di crisi profonda (altrettanto plausibile), arrivano di fronte al baratro (può essere) e poi, non si capisce bene come, intravedono una speranza di ritrovarsi ( benissimo, auspicabile).
Ma? Ma a cosa si riaggrappano? E, soprattutto, a cosa si erano aggrappati prima?
Quello che appare spesso in questo genere di film è che i due prima scopavano tantissimo, poi sempre meno, con un parallelo innalzarsi dei toni, degli insulti, delle recriminazioni. "Scopavano" può sembrare brutale, ma di amore lieve, travolgente, rispettoso, unione di anime oltre che corpi, affinità elettive, non c'è molta traccia.
Poi compare un vecchio Vecchioni che dispensa onirici suggerimenti ai due che fino a un attimo prima si erano distrutti moralmente a colpi di insulti, e che pare riuscire a smuovere le coscienze e a dare una possibilità di uscita dicendo che "nessuno si salva da solo". Che poi è la cosa più bella del film, il titolo, quello che attira, che fa immaginare proprio il succo di tutto, ovvero che la forza di essere in due o in più ad amarsi è quella che ti darà la possibilità di salvarti, di andare avanti, di evolvere in un modo che sarebbe impensabile se si fosse da soli.
Una mascherina di ossigeno in un letto di ospedale e tuo marito che non ti molla un attimo e sorride; un concorso andato male, un licenziamento, un'accusa ingiusta, e la moglie che ti sostiene e ti sprona, la paura di aprire una busta e una mano calda sulla spalla; i brividi dell'ansia e un abbraccio prima di prendere sonno, un momento di debolezza e delle parole che consolano e rafforzano, un "sei bella", un mazzo di tulipani inaspettati, un marito orso che impara a uscire dal letargo, progettare un viaggio, un letto nuovo, cambiare le finestre, lavoro, città.
Non si pensi che le supermamme non sappiano cosa sia litigare, cosa sia dirsi anche le più dure e assurde e cattive frasi, cosa sia dormire sul divano dopo un litigio o per un attimo pensare che sia finita, perché la rabbia ha preso il sopravvento. Lo sanno, ma sanno anche del resto.
E anche Castellitto lo sa cosa vuol dire coppia, famiglia, giorno dopo giorno! Perché mostrare solo questo disfacimento crudele di una storia? perché non riuscire a mostrare la vita, la sua preziosità, gli sguardi dei bambini che crescono e ti guardano, che hanno gli occhi lucidi se tu li hai, che assorbono qualunque clima? Perché non mostrare che l'amore si può fare, in tutti i sensi, in un rapporto che cresce, si modifica, si arricchisce, si impoverisce, si trasforma, ma è vivo? Perché non entrare, anatomicamente quasi, nelle scelte dolorose di un uomo e una donna che provano ad amarsi con onestà e passione?
Saranno inguaribili speranzose certe supermamme, ma della vita preferiscono sapere che "nel mezzo c'è tutto il resto/ e tutto il resto è giorno dopo giorno/ e giorno dopo giorno è/silenziosamente costruire/ e costruire è sapere e potere /riununciare alla perfezione". Chissà cosa ne pensa Niccolò Fabi di un film così.
https://www.youtube.com/watch?v=mhH0X7RtZyM
Che poi tanto normalità non è, fatta di fatica quotidiana, di ricami, di aggiustamenti, di speranze e speranze tradite, di sogni e sogni più o meno realizzati, di metaforici schiaffi in faccia, di quelli che fai fatica a rialzarti, di soddisfazioni e delusioni, progetti andati a monte, ridimensionati, realizzati e tanto altro.
Al cinema invece ti continuano a spiattellare storie di famiglie che incontrano difficoltà (plausibile), hanno momenti di crisi profonda (altrettanto plausibile), arrivano di fronte al baratro (può essere) e poi, non si capisce bene come, intravedono una speranza di ritrovarsi ( benissimo, auspicabile).
Ma? Ma a cosa si riaggrappano? E, soprattutto, a cosa si erano aggrappati prima?
Quello che appare spesso in questo genere di film è che i due prima scopavano tantissimo, poi sempre meno, con un parallelo innalzarsi dei toni, degli insulti, delle recriminazioni. "Scopavano" può sembrare brutale, ma di amore lieve, travolgente, rispettoso, unione di anime oltre che corpi, affinità elettive, non c'è molta traccia.
Poi compare un vecchio Vecchioni che dispensa onirici suggerimenti ai due che fino a un attimo prima si erano distrutti moralmente a colpi di insulti, e che pare riuscire a smuovere le coscienze e a dare una possibilità di uscita dicendo che "nessuno si salva da solo". Che poi è la cosa più bella del film, il titolo, quello che attira, che fa immaginare proprio il succo di tutto, ovvero che la forza di essere in due o in più ad amarsi è quella che ti darà la possibilità di salvarti, di andare avanti, di evolvere in un modo che sarebbe impensabile se si fosse da soli.
Una mascherina di ossigeno in un letto di ospedale e tuo marito che non ti molla un attimo e sorride; un concorso andato male, un licenziamento, un'accusa ingiusta, e la moglie che ti sostiene e ti sprona, la paura di aprire una busta e una mano calda sulla spalla; i brividi dell'ansia e un abbraccio prima di prendere sonno, un momento di debolezza e delle parole che consolano e rafforzano, un "sei bella", un mazzo di tulipani inaspettati, un marito orso che impara a uscire dal letargo, progettare un viaggio, un letto nuovo, cambiare le finestre, lavoro, città.
Non si pensi che le supermamme non sappiano cosa sia litigare, cosa sia dirsi anche le più dure e assurde e cattive frasi, cosa sia dormire sul divano dopo un litigio o per un attimo pensare che sia finita, perché la rabbia ha preso il sopravvento. Lo sanno, ma sanno anche del resto.
E anche Castellitto lo sa cosa vuol dire coppia, famiglia, giorno dopo giorno! Perché mostrare solo questo disfacimento crudele di una storia? perché non riuscire a mostrare la vita, la sua preziosità, gli sguardi dei bambini che crescono e ti guardano, che hanno gli occhi lucidi se tu li hai, che assorbono qualunque clima? Perché non mostrare che l'amore si può fare, in tutti i sensi, in un rapporto che cresce, si modifica, si arricchisce, si impoverisce, si trasforma, ma è vivo? Perché non entrare, anatomicamente quasi, nelle scelte dolorose di un uomo e una donna che provano ad amarsi con onestà e passione?
Saranno inguaribili speranzose certe supermamme, ma della vita preferiscono sapere che "nel mezzo c'è tutto il resto/ e tutto il resto è giorno dopo giorno/ e giorno dopo giorno è/silenziosamente costruire/ e costruire è sapere e potere /riununciare alla perfezione". Chissà cosa ne pensa Niccolò Fabi di un film così.
https://www.youtube.com/watch?v=mhH0X7RtZyM
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