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5 anni

Cinque anni sembrano pochi e sono moltissimi. Cinque anni davanti al cancello della scuola primaria, la chiamano così, al mattino e a mezzogiorno, con le altre supermamme, i pulmini gialli, i papà, le nonne, l’incaricato di turno con delega a prelevare il piccolo, il pane in mano, la corsa dal lavoro, l’acqua sul fuoco, saluti veloci, pioggia all’uscita e pigne in testa con il vento, gli abbracci e i“come è andata” di rito. Le supermamme non si capacitano che quegli sdentati cucciolotti inesperti seduti composti e timidi in banchi più grandi di loro siano ora pronti per spiccare il volo verso l’altra scuola, quella che li porterà ad essere ancor più grandi e pur sempre cuccioli. Le lacrime inconsolabili dell’ultimo giorno di scuola della quinta, di bambini certo, ma anche di maestre e mamme, non sono facili da contenere. Portano con sé un’era che finisce, rapporti che si modificano, timore per il nuovo non solo per i ragazzini ma per le loro supermamme e le loro famiglie. In quelle lacrime e in quella struggente sensazione c’è il ricordo delle brave maestre che non verrà mai cancellato, che li accompagnerà per tutta la vita, che salterà fuori quando meno se l’aspettano, ma che sarà un ricordo. Non più quelle coccole consolanti, quella protezione, quell’accompagnarli passo dopo passo. Le supermamme riflettono sulle parole dei loro cuccioli: “grazie all’insegnamento delle mie maestre ora come in un videogioco sono pronto a passare al livello successivo”. Le supermamme e i loro ragazzini sono pronti a questo da tempo ma non si sentono pronti davvero mai in un misto di emozioni, parole e stanchezza che solo il tempo delle vacanze aiuterà a smistare.

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