Primi
termosifoni accesi e vago profumo di mandarino tra le mani. Tanto sonno
profondo e tante orecchie tese a scoprire e decifrare nuovi suoni, bisbigli,
gorgheggi. Un senso di gioia esplosiva misto a quello di inadeguatezza che non
le avrebbe lasciate più. Così ricordano questa stagione autunnale che ha dato
alla luce la loro melina tonda e liscia con due occhi di castagne grosse,
lucide dischiuse sul mondo.
Le supermamme guardano distrattamente le loro figlie femmine, quelle coccolone e morbide, quelle vezzosette e chiacchierone, quelle che cominciano ad avere le amiche del cuore, quelle che non riescono a trovare la loro, quelle che ormai passano tanto tempo sui libri, quelle che ancor più distrattamente sono già ragazzine. Donne loro, le supermamme, donne saranno loro, le proprie figlie. Ma come? Dentro c’è il loro modello, c’è quello che hanno fatto, provato, vissuto, sentito; quello per cui hanno gioito o sofferto, le battaglie che hanno intrapreso e quelle che stanno ancora combattendo, quello che hanno perso e quello che hanno trovato. Ma per quelle bambine che scappano, cosa si immaginano, cosa desiderano? quale felicità? Non riescono a pensarle diverse da sé, ma neppure uguali. Le vorrebbero, sicure, forti, capaci di muoversi nelle tempeste, passionali e decise in amore, capaci di coltivare i loro sogni, di investire nel futuro con le idee geniali che già ora hanno, di costrui...
Com'è vero quello che dici amore mio
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