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A cosa pensavi?

Stirando la tovaglia bordata all'uncinetto e lasciata loro in eredità dalla nonnina, si fermani a pensare a quante tovaglie quelle mani esperte abbiano bordato, e tovaglioli, e coperte e vestiti e tappeti...
Pensano alla perfezione di quei gesti e alla perfezione dei risultati prodotti, a mani, giorno dopo giorno, in una lunga vita del Novecento che sembra così lontana da questi tempi nuovi e incerti.
Si chiedono a cosa pensasse la loro nonna mentre ricamava, cuciva, sferruzzava, tagliava; quali segreti e speranze e dubbi erano nel suo cuore.
Della vita da nonna hanno già un'immagine - lo loro di nipoti bambine e ragazze, fatta di tanti racconti e racconti e ricordi e risate.
Ma della vita di donna in fondo che ne sanno? Di certo quel lavoro quotidiano e prezioso era un alleato per essere più felici, per avere soddisfazione, per produrre qualcosa di bello, utile e nuovo per sè e gli altri. Di certo quel lavoro era un antidoto allo stress alla noia, alla solitudine forse, a quello da cui le mamme moderne sono spesso assalite e invase.
Ma a cosa pensava mentre pazientemente tesseva un punto dopo l'altro nei giorni della sua vita così ricca di gioe e di altrettanti laceranti dolori? Era davvero felice?
 Le ansie e le preoccupazioni erano le stesse di tutte le donne del mondo e di tutti i tempi? Che rospi bisognava mandare giù allora? Avrebbe voluto qualcosa di diverso per sè o andava bene così?

Oggi, mentre stiravano gli angoli bordati di pizzo bianco della tivaglia a quadri della nonna, le supermamme stavano per prendere il telefono e chiamare per chiederglielo: a cosa pensavi, nonna?

Sarebbe bello, ora, sapere cosa avrebbe risposto.

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