Se per caso viene fatta loro una sorpresa, una super sorpresa, e il giorno del loro -esimo compleanno scoprono che l'indomani partiranno per 24 ore di week end a due, il loro cuore esulta grato.
Non ne sono più abituate e il loro cuore così, non solo esulta grato, ma si riempie di inutili dubbi, preoccupazioni dell'ultimo minuto, pensieri di quelli fastidiosi che la notte sembrano avere quella consistenza densa e pestifera che solo i pensieri di notte hanno.
Magari, se sono davvero brave, riescono anche a farsi venire il mal di testa delle grandi occasioni, ovvero quello che rovina ad hoc tutte le grandi occasioni.
Ma poi - servirà poi qualcosa questa fantomatica maturità degli anta, motivo stesso del festeggiamento!- decidono di cambiare rotta. Non nel senso che vogliono cambiare la destinazione scelta dall'amorevole partner (se ci si crede durante la notte la loro perversione di pensieri era arrivata a partorire anche questa ipotesi giudicando la distanza esagerata rispetto al numero di ore a disposizione!); ma nel senso che cambiano rotta interiore e decidono di partire e godersela e basta questa inaspettata parentesi verso "non so che".
Così, se vogliono fare un resoconto, il loro viaggetto è definibile come una sorta di meditazione zen.
Avrebbero potuto preoccuparsi di vedere tutto quello che c'era nei dintorni senza farsi scappare nessun paesino o stradina. O di assaporare tutte le leccornie che le vetrine esponevano. O di dovere bere necessariamente del vino rosso, sennò che immagine di donna darebbero a bere acqua in Toscana! O avrebbero potuto dare corda a quella impertinente vocina, sottile ma costante, che ricordava ad ogni istante che nel loro albergo il telefono non prendeva quasi per niente, e "se ci fosse un'emergenza?"
Invece è bastato affacciarsi dal terrazzo sulla valle e scorgere a perdita d'occhio tutto quel verde velluto, quelle dolci colline coperte di cereali mutevoli a ogni cambio di vento, quella distesa pastosa e un po' sfumata della Val d'Orcia, per capire che volevano essere lì e basta. Per quei momenti distanti da casa prendersi solo del tempo, e mettere una pausa. E rigenerarsi come riuscivano.
Così i discorsi e i progetti in libertà nelle ore d'auto, i silenzi lasciati essere silenzi, il cibo ottimo e quello più normale, le rondini sotto il tetto della loro finestra, una ampia e luminosa chiesa romanica la domenica mattina, la perfezione del saggio e antico intervento dell'uomo sulla natura, le ha riconciliate per un po' con l'esistenza. Hanno spaccato quella colonna trasparente e rigida che a volte hanno addosso per sopravvivere alle intemperie della quotidianità e si sono sciolte un poco in quel che di bello veniva.
La meditazione zen, pensano, è riuscita, e sperano dia un'indicazione per il futuro.
Che poi le figlie a casa fossero in ogni loro pensiero, nella voglia di condividere, e di ringraziare per aver organizzato la sorpresa con il babbo, questo è un altro capitolo. Ma non ha reso meno belle quelle ore, anzi le ha arricchite di senso e profondità.
Non ne sono più abituate e il loro cuore così, non solo esulta grato, ma si riempie di inutili dubbi, preoccupazioni dell'ultimo minuto, pensieri di quelli fastidiosi che la notte sembrano avere quella consistenza densa e pestifera che solo i pensieri di notte hanno.
Magari, se sono davvero brave, riescono anche a farsi venire il mal di testa delle grandi occasioni, ovvero quello che rovina ad hoc tutte le grandi occasioni.
Ma poi - servirà poi qualcosa questa fantomatica maturità degli anta, motivo stesso del festeggiamento!- decidono di cambiare rotta. Non nel senso che vogliono cambiare la destinazione scelta dall'amorevole partner (se ci si crede durante la notte la loro perversione di pensieri era arrivata a partorire anche questa ipotesi giudicando la distanza esagerata rispetto al numero di ore a disposizione!); ma nel senso che cambiano rotta interiore e decidono di partire e godersela e basta questa inaspettata parentesi verso "non so che".
Così, se vogliono fare un resoconto, il loro viaggetto è definibile come una sorta di meditazione zen.
Avrebbero potuto preoccuparsi di vedere tutto quello che c'era nei dintorni senza farsi scappare nessun paesino o stradina. O di assaporare tutte le leccornie che le vetrine esponevano. O di dovere bere necessariamente del vino rosso, sennò che immagine di donna darebbero a bere acqua in Toscana! O avrebbero potuto dare corda a quella impertinente vocina, sottile ma costante, che ricordava ad ogni istante che nel loro albergo il telefono non prendeva quasi per niente, e "se ci fosse un'emergenza?"
Invece è bastato affacciarsi dal terrazzo sulla valle e scorgere a perdita d'occhio tutto quel verde velluto, quelle dolci colline coperte di cereali mutevoli a ogni cambio di vento, quella distesa pastosa e un po' sfumata della Val d'Orcia, per capire che volevano essere lì e basta. Per quei momenti distanti da casa prendersi solo del tempo, e mettere una pausa. E rigenerarsi come riuscivano.
Così i discorsi e i progetti in libertà nelle ore d'auto, i silenzi lasciati essere silenzi, il cibo ottimo e quello più normale, le rondini sotto il tetto della loro finestra, una ampia e luminosa chiesa romanica la domenica mattina, la perfezione del saggio e antico intervento dell'uomo sulla natura, le ha riconciliate per un po' con l'esistenza. Hanno spaccato quella colonna trasparente e rigida che a volte hanno addosso per sopravvivere alle intemperie della quotidianità e si sono sciolte un poco in quel che di bello veniva.
La meditazione zen, pensano, è riuscita, e sperano dia un'indicazione per il futuro.
Che poi le figlie a casa fossero in ogni loro pensiero, nella voglia di condividere, e di ringraziare per aver organizzato la sorpresa con il babbo, questo è un altro capitolo. Ma non ha reso meno belle quelle ore, anzi le ha arricchite di senso e profondità.
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