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Parentesi - alcuni pensieri

Alcune supermamme tornando a casa dal lavoro pensano e riflettono su quello che sentono dire... Ecco, i loro pensieri potrebbero suonare più o meno così:
"Anche io ho paura se attraverso una zona degradata di una città, se mi si avvicina un tipo sospetto, se percepisco di non essere sicura. Anche io non desidero che i ladri – di qualsiasi nazionalità – entrino in casa mia o che qualche malintenzionato – di qualsiasi nazionalità - importuni le mie figlie adolescenti quando girano da sole per la città.
Eppure non capisco a chi stia giovando questa campagna mediatica fatta di proclami politici, annunci sui giornali, catene virali su facebook che presenta il nostro paese come un paese orribile… a cosa sta portando questa visione delle cose?
Se si legge tutto quello che si dice in giro l’immagine che ne esce è quella di un paese caratterizzato fondamentalmente da due aspetti: da un lato quello di un paese invaso dagli stranieri, visti sempre e unicamente come aggressori e nemici; dall’altro quello di un paese corrotto, in cui la classe politica è collusa, ladra, incapace di portare avanti l’Italia.
Ora, sicuramente c’è una componente di verità in entrambe le visioni, ma credo che siano in ogni caso visioni parziali, che si prestano a strumentalizzazione politica o economica, per le quali bisognerebbe imparare ad analizzare, ad argomentare, a ricercare la verità.
E inoltre credo che tra i due aspetti ci sia un legame non evidente, ma forte: una classe politica che per prima non dà l’esempio (comunque specchio di un’intera nazione) e che non rispetta la legge che lei stessa rappresenta difficilmente potrà essere in grado di far applicare norme al resto della popolazione, autoctona o straniera che sia.
Mi chiedo se sia peggiore il tifoso juventino bergamasco che butta la bomba carta per una partita di pallone o il somalo con la scabbia. Se sia peggio lo zio sardo che stupra per anni la propria nipote o il latinoamericano che taglia il braccio con il machete al capotreno. Se peggiore chi butta l’acido in faccia alla fidanzata o il rom che ruba fuori del supermercato. In tutti i casi si tratta di non rispetto della legge e di uno stato che sembra in balia di tutto, prima di tutto di sé. Uno stato, delle regioni e dei comuni che urlano all’untore, che fomentano la folla, che proclamano grida, ma che non sembrano voler affrontare un problema alla volta e cercare davvero possibili soluzioni mettendoci intelligenza, economia e cuore come farebbe una saggia massaia nella gestione della sua casa.
Insegnando a scuola posso affermare che statisticamente il comportamento scorretto (fare la cacca e la pipì fuori dal water per dispetto o nel giardino della scuola, entrare di notte nell’asilo e imbrattare oggetti e lettini dei bambini, bere l’acqua del wc….) non è appannaggio esclusivo degli stranieri, anzi la maggior parte dei casi – impuniti o quasi- è attribuibile a ragazzi italiani. Che dire allora di questi? Li rispediamo con i loro genitori sui barconi? O che dire dei politici ladri? Non sono loro stessi italiani e non c’è addirittura bisogno di un’autorizzazione politica per il loro arresto? Come se il giusto non fosse giusto?
Ciò non è buonismo o comunismo che difende a spada tratta ogni straniero, ma volontà di problematizzare e capire, che è diverso.
Emerge in me un terzo pensiero: l’Italia non è così. O meglio, è così ma non solo.
E’ fatta anche di gente perbene, che si impegna, che vuole un futuro sano per i suoi figli e che ci prova.
A chi sta giovando continuare a mostrare un’Italia così brutta e a urlare rabbia e insulti?
Forse ci azzanneremo gli uni con gli altri e qualcuno ne uscirà vincitore? Su un cumulo di macerie e cadaveri potrà trionfare?

Mi piacerebbe pensare che il meglio di noi possa venire fuori, e presto. Ma forse per riuscire a farlo bisognerebbe staccare la spina da questa pseudo informazione che distorce o vela la verità e ricominciare a riflettere, a pensare."

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