Occhi di madonna lungo le strade, profumo di erba nuova nell'aria, primo desiderio di togliere il giaccone (chissà se le viole laggiù sono già spuntate?)... rivivendo il risveglio della primavera le supermamme ritornano proustianamente ai loro giorni d'asilo, alle foto sul banco con le costruzioni in mano, alle prime ricreazioni in giardino ad osservare per poi comporre l'"osservo e scrivo", a quell'aria fresca che colpisce il collo e tradisce la gola e a giornate spensierate, giocose, con pensieri semplici e profondi. Avvertono di non essere così diverse da allora e si sentono intimamente vicine alle loro creature che vorrebbero altrettanto giocose, spensierate, profonde e per le quali si augurano mille primavere da vivere, annusare, osservare, ricordare.
Le supermamme guardano distrattamente le loro figlie femmine, quelle coccolone e morbide, quelle vezzosette e chiacchierone, quelle che cominciano ad avere le amiche del cuore, quelle che non riescono a trovare la loro, quelle che ormai passano tanto tempo sui libri, quelle che ancor più distrattamente sono già ragazzine. Donne loro, le supermamme, donne saranno loro, le proprie figlie. Ma come? Dentro c’è il loro modello, c’è quello che hanno fatto, provato, vissuto, sentito; quello per cui hanno gioito o sofferto, le battaglie che hanno intrapreso e quelle che stanno ancora combattendo, quello che hanno perso e quello che hanno trovato. Ma per quelle bambine che scappano, cosa si immaginano, cosa desiderano? quale felicità? Non riescono a pensarle diverse da sé, ma neppure uguali. Le vorrebbero, sicure, forti, capaci di muoversi nelle tempeste, passionali e decise in amore, capaci di coltivare i loro sogni, di investire nel futuro con le idee geniali che già ora hanno, di costrui...
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