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Dall'altra parte della strada

Nella vita capita anche così, che una sera siano a ridere e a godersi una serata tra amici da tempo desiderata e rimandata e che pochi giorni dopo si ritrovino sul marciapiede opposto a piangere una loro coetanea strappata alla vita troppo presto, come si è soliti dire.
Due marciapiedi opposti: quello delle ultime chiacchiere dopo la pizza in cerca di spensieratezza, di leggerezza e di amicizia; e l’altro, posto per caso proprio di fronte, in cui piombano nella compassione più densa e profonda per la disperazione di un amico e dei suoi figli; in cui si interrogano sul non-senso e sull’ingiustizia di queste cose; in cui cercano una speranza a cui volgere gli occhi; in cui si ritrovano a chiedere che a loro non capiti mai; in cui si sentono ciniche a non piangere, giustificate a piangere, incredule se riescono a schermarsi davanti a tanto strazio, deboli se la tensione calerà e sentiranno tutto il dolore assorbito, egoiste quando capiscono che quel dolore è anche la loro paura, perché toccare con mano la propria fragilità di uomini fa paura.
In mezzo, quella  strada, che fa intuire loro le cifre misteriose della vita, che si vorrebbe scrutare e percorrere dolcemente e che a volte invece stritola.
Quella vita in cui nulla  è scontato, né semplice, né banale, che ciascuno interpreta a modo suo, ma che andrebbe intensamente e profondamente vissuta spremendone tutte le gocce proprio mentre si è dalla parte del marciapiede in cui è ancora possibile ridere, amarsi, provarci, esserci.

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