Sdraiate sul lettone con le loro figlie a contatto di pancia, guancia, respiro, mani, le supermamme stanno bene. Le superfiglie anche. Alle supermamme pare di non sentire altro che il respiro delle loro creature e se ascoltano bene capiscono di esse tante cose che a parole non si sentono. Senza parlare e pensare capiscono quel che è giusto per loro, perdonano quello che le aveva fatte arrabbiare, si perdonano di essersi arrabbiate. Le supermamme per un attimo si sentono coccolate dalle loro stesse creature e respirano a fondo e si cullano in quell'abbraccio. Poi interviene qualcosa e il caos torna sovrano, e di nuovo le supermamme organizzano, rimproverano, ascoltano, parlano... con un briciolo di saggezza in più.
Le supermamme guardano distrattamente le loro figlie femmine, quelle coccolone e morbide, quelle vezzosette e chiacchierone, quelle che cominciano ad avere le amiche del cuore, quelle che non riescono a trovare la loro, quelle che ormai passano tanto tempo sui libri, quelle che ancor più distrattamente sono già ragazzine. Donne loro, le supermamme, donne saranno loro, le proprie figlie. Ma come? Dentro c’è il loro modello, c’è quello che hanno fatto, provato, vissuto, sentito; quello per cui hanno gioito o sofferto, le battaglie che hanno intrapreso e quelle che stanno ancora combattendo, quello che hanno perso e quello che hanno trovato. Ma per quelle bambine che scappano, cosa si immaginano, cosa desiderano? quale felicità? Non riescono a pensarle diverse da sé, ma neppure uguali. Le vorrebbero, sicure, forti, capaci di muoversi nelle tempeste, passionali e decise in amore, capaci di coltivare i loro sogni, di investire nel futuro con le idee geniali che già ora hanno, di costrui...
bello
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